C'est en écrivant qu'on devient écriveron (Raymond Queneau)

C'est en écrivant qu'on devient écriveron (Raymond Queneau)
"C'est en écrivant qu'on devient écriveron" (Raymond Queneau)

domenica 24 novembre 2013

L'INNOMINABILE


 
 




                                                  ......dedicato ad un'amica il cui nome finisce per "a".
 

Tra i tanti dubbi della sua vita, Clementina quella volta sembrava non aver avuto alcuna esitazione.
Alla voce "situazione sentimentale" di facebook aveva indicato: relazione complicata. La cosa le era sembrata naturale come scrivere il suo nome. Di una cosa era stata  da sempre sicura: lei era un persona complicata e, di conseguenza, complicate dovevano essere tutte le cose che faceva. Quindi anche le sue relazioni sentimentali. Anzi, con l’andare del tempo, di quel definirsi complicata ne era divenuta fiera, guai a chi osava metterlo in dubbio.
Tutte le volte che Clementina aveva cercato di capirci qualcosa, si era trovata di fronte a garbugli tali che le avevano fatto pensare che, la sua complicazione, era un dato di fatto.
"Ecco. Sono fatta così! Quindi è inutile che mi capisca o che mi si  cerchi di capire. Sono complicata! E non è mica colpa mia. Complicati si nasce, non so se sia un privilegio o una dannazione. Non riesco a darmi una risposta: è una risposta  complicata!"
Anzi, col passare del tempo, riteneva che le situazioni più semplici, o a prima vista semplificabili, non facessero per lei. Le apparivano dubbie, infide. Per questo motivo,  si era accompagnata da sempre con persone che, in apparenza, le parevano complicate, così, almeno, avrebbero avuto con lei dei punti in comune. 
E a persone complicate, si addiceva bene anche una relazione complicata.
Neanche a dirlo, Clementina aveva una vita complicata. Lavori complicati, svaghi complicati, leggeva solo libri che riteneva complicati.  
La complicazione del suo tempo esige qualche rigo a parte.
Le giornate di Clementina non erano mai come quelle degli altri. Le sembrava che questi benedetti altri, trascorressero  giorni sereni e lineari, nei quali, di tanto in tanto, poteva succedere qualcosa di poco conto.
I giorni di Clementina, invece, erano eccezionalmente complicati, tanto che anche lei faceva fatica ad organizzarli. Dal mattino fino a sera, le sue ore erano di una complessità imparagonabile. 
A volte non le restava altro che attendere che trascorressero, tanto queste divenivano fitte ed imperscrutabili.
Neanche a dirlo, aveva un’agenda complicata. Anzi ne possedeva più di una, con l’intento di semplificare alcuni orari che non si sarebbero mai incastrati tra di loro.
Ma di tutta questa complicazione, in fin dei conti, Clementina era contenta. Le serviva per spiegarsi tante cose e un po' la utilizzava come alibi. Se le cose erano talmente complicate e complesse, lei si sentiva autorizzata a rifiutarle, a sopportarle a malapena, a infastidirsene.
Marcotullio, il fidanzato di Clementina in questa relazione complicata, non si sentiva, a volte, sufficientemente complicato e, quasi quasi, voleva dire a Clementina di non sentirsi all'altezza di tante complicazioni.  Queste, poi, si andavano a sommare ad altre complicazioni. Ad esempio, le sue. 
A dir la verità, ma proprio a dirla tutta, lui si sentiva attratto da Clementina. Le piaceva tantissimo suo nome, i suoi capelli lunghi e tormentati, il suo sorriso e la sua voce. Anche se tutto appariva complicato, lui voleva solo dire a Clementina che provava per lei un certo sentimento.  Ma questo sentimento non si poteva nominare: avrebbe complicato le cose. Comunque, Marcotullio pensava che, anche se non si nominava, quel sentimento sempre tale e quale rimaneva. Ne aveva parlato più volte a Clementina, ma lei aveva detto che, tutto questo discorso, le appariva oltremodo complicato.
Un giorno, Marcotullio era seduto, fianco a fianco a Clementina, su di un treno sul quale erano saliti per fare una cosa complicatissima, e che adesso non vi sto a spiegare. Guardandola si accorse che, da quando anni addietro si erano conosciuti , non l'aveva mai baciata. E questo, neanche a dirlo, per evitare complicazioni.
Ma quella volta, si fece coraggio. Si avvicinò e appoggiò le sue labbra su quelle di Clementina. Semplicemente. Durò un attimo, poi tornarono alle loro esistenze complicate. Ma chi scrive è sicuro che, in quell'attimo, pensarono entrambi a quel sentimento innominabile.
E, siccome nominarlo sembrava la cosa più semplice da fare, evitarono di farlo.
 
 

            © 2013 Gianfranco Brevetto



 
 
 


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