Il mio amico Amedeo non sa resistere. Prima di cena o di pranzo , vuole uno spritz. Perché? Non lo so!
Lo frequento abbastanza e mi sono accorto che, i momenti in cui si
abbandona allo lo spritz, sono tanti e variamente distribuiti durante il giorno.
Lo spritz c’è a metà mattinata, prima di
pranzo, a metà pomeriggio, prima di cena, prima di coricarsi. Sembrerebbe, da
quello che mi racconta Amedeo, che con
lo spritz si fanno delle pause. ad ogni pausa corrisponde uno spritz, ma
non è detto che ad ogni spritz corrisponda un momento della giornata ben definito. Comunque l’assunzione di
spritz sembrerebbe, sempre secondo il racconto di Amedeo, seguire alcune regole di ripartizione del
tempo della giornata che, in questa prospettiva, diventerebbe più ordinata ed
accettabile.
Una volta, con la scusa che tutti fanno la pausa dello
spritz, mi sono fatto convincere dal mio amico a farla anche io. Per non essere
da meno ma, soprattutto, per aver qualcosa da raccontare, un domani, ai miei
nipoti. Insomma per poter loro dire: c’ero anche io.
Credevo, inoltre, che fosse giunto il momento di tralasciare
i caffè e i cappuccini con i cuoricini e le faccine disegnare con la schiuma e dedicarmi a
qualcosa di più serio ed esaltante.
Siamo quindi arrivati in centro città, dove gli
aperitivi acquistano tutta la loro importanza. Il Bar, con una miriade di
tavolini all’aperto si chiamava, tanto per restare inosservato, Gran Bar
Excelsior. Ci siamo accertati che gli altri stessero lì per lo spesso motivo e
ci siamo accomodati. Dimenticavo che, poco prima, eravamo passati da un sarto
amico di Amedeo che ci aveva, in tutta fretta, adattati e prestati due vestiti
da aperitivo.
In quel momento mi sono sentito un altro, diverso. Ero contornato
da tutti quegli spritz con tante patatine, noccioline, pezzettini di pane con
creme varie, olivette con e senza nocciolo, , rotolini di acciughe con dentro
pezzettini di peperoni, ombrellini e rotelline di carta, fette e fettine di agrumi
vari, scorzette e ciliegine. Stuzzicadenti, forchettine e forchettone,
salviettine, bicchierini, bicchieroni colorati, cannucce, cucchiaini.
Insomma un mondo festoso e colorato. Attorniato da
tutta quella bella gente, ho notato subito una signora sui quaranta che
lasciava volutamente scoperta una spalla e ho
creduto che lo facesse per me. Pensavo che, quella dell’aperitivo, fosse una sorta di pausa felice in un mondo
sempre più degradato dalla corruzione e dalla violenza. Una beatitudine
frizzante e variopinta.
Ho persino, ma solo per un attimo, pensato di essere
felice. Lo devo confessare, in quel tintinnio di bicchieri e fughe improbabili
di olive bianche e nere, ho compreso finalmente l’importanza dello spritz.
Ho ringraziato Amedeo che mi aveva portato con lui in
centro, al Gran Bar Excelsior. Ho lasciato di malavoglia il tavolino cosparso di noccioline disperse e
frammenti di patatine. Ci siamo dati appuntamento a domani, ma forse anche
prima.
Che bello il mondo degli aperitivi! Non lo lascerò
più. Lo prometto. Anzi credo che sarà la mia unica ragione di vivere. In
mancanza d’altro.
©2016 Gianfranco Brevetto