C'est en écrivant qu'on devient écriveron (Raymond Queneau)

C'est en écrivant qu'on devient écriveron (Raymond Queneau)
"C'est en écrivant qu'on devient écriveron" (Raymond Queneau)

venerdì 25 maggio 2018

Donne grasse, non tatuate le vostre cosce!


Ogni giorno mi sono imposto di fare una piccola passeggiata. Breve, per carità. La faccio per riprendere contatto con il mondo, per sprofondare nella necessaria perdita di senso che mi provoca il varcare l’uscio di casa. Oggi, quindi, al termine della quotidiana camminata, riflettevo su un arbusto che vedevo spuntare al lato, sul cigno per meglio dire, della strada. Non ricordavo come si chiamasse anche a causa della personale difficoltà nell’associare fiori e alberi ai rispettivi nomi, che a me risultano essere troppo complitati per evocarli alla bisogna.
Non so voi, ma quando mi concentro su qualcosa mi capita di guardare involontariamente in giro. La testa ciondola nel disperato tentativo di corroborare (ma non in senso popperiano) il pensiero, l’idea giusta, che tarda a manifestarsi. Così, assorto dall’arbusto, lo sguardo si è posato sulla base di un monumento sulla quale era tracciata una frase: Donne grasse, non tatuate le vostre cosce!
La scritta era in un bel verde brillante, tutta in corsivo tranne grasse e cosce, che erano in stampatello. Più che il senso della frase, del resto molto grossolana e offensiva, mi avevano colpito l’assonanza tra le parole in stampatello e il fatto che chi le aveva scritte, pur brillando in volgarità, avesse risparmiato, al peripatetico lettore, il comune errore ortografico consistente nello scrivere il plurale di coscia con una i in più.
Questo nuova riflessione mi aveva distratto dall’arbusto e dal suo nome e la mia attenzione si era trasferita alla scritta verde. Solo dopo un centinaio di metri, con in mente questo nuovo pensiero, mi fermai a riflettere sulla correttezza di quella affermazione. Bah! Quale fastidio poteva creare il tatuaggio sulla coscia di una donna grassa? Forse lo stesso dell’inestetismo provocato nel vedere individui corpulenti indossare maglie a larghe strisce orizzontali? Chissà.
Il dubbio persisteva nonostante il trascorrere delle ore. Per evitare di affrontare una notte agitata, prima di cena ho telefonato ad una mia amica il cui nome comincia per A. Mi ha detto che aveva avuto molto da fare durante il giorno e mi avrebbe potuto dedicare solo cinque minuti. Le ho spiegato molto velocemente cosa mi era accaduto. Che ne ero stato molto turbato non però per l’errore ortografico assente e nemmeno per la rima mancata, che il mio primo pensiero era andato al fatto che era una scritta offensiva, che prima però avevo pensato all’arbusto, che non ricordo mai il nome delle piante e degli alberi, che avevo visto la scritta solo perché la testa mi ciondola quando penso, che non riuscivo a capire se fosse per un problema estetico, che allora le donne grasse potevano ben tatuarsi i polpacci, che però così non c’era rima, che forse era meglio disegnarsi le caviglie, che non sapevo se fosse giusto tatuarsi, che questo valeva sia per i grassi che per i magri, che però lo facevano tutti, che a porsi questi problemi si rischiava di essere impopolare, che io non sapevo se i tatuaggi colorati fossero più belli, che io avevo un neo sul braccio e mi bastava…
Il silenzio prolungato di lei fu il segno che i cinque minuti erano trascorsi. Pronunciai due volte il suo nome come per vedere se ci fosse ancora. Forse era caduta la linea.

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