L'idea
che sottende questo racconto è una follia. Non potrebbe essere
altrimenti. Anzi, da subito, confesso che ne trovo sconveniente la
lettura e la sconsiglio.
Soprattutto
per chi non ha mai messo le dita nel naso e per quelli che
hanno una dizione impeccabile. Figurarsi poi se possono leggerla quelli che lavano la
macchina il sabato o quelli dalla memoria infallibile.
Per
leggere questo racconto occorre essere imperfetti. Qualora non vi
trovaste in questa condizione favorevole, astenetevi dal continuare.
Per
quanto folle, l'idea è però semplice ed elementare. Ovvia. Quindi
l'accennerò appena, per timore di offendere i lettori.
Eccola: Se
si viaggia ad altezze differenti, non ci s'incontra!
Qualcuno penserà
subito ad altezze morali, culturali, di ceto e di censo. Non è così.
Cancellate dalla vostra mente questa idea. Se non riuscite a farlo,
anche in questo caso, non continuate a leggere.
Superata
questa ulteriore difficoltà devo confessare, in tutta sincerità,
che è mia pretesa e convincimento riuscire a dimostrare che gli
uomini non sono disposti su di un piano orizzontale, ma si spostano
liberamente in alto e in basso.
A
questo punto sono io a chiedervi di non proseguire. Lasciate a me
solo questa idea e la motivazione per cui essa è divenuta un solido
convincimento personale.
Come? Siete ancora qui?
Allora
andiamo avanti.
Ho
un'amica cara, Ada, con la quale non riusciamo ad incontrarci mai.
Siamo amici da anni, parliamo spesso e con piacere, ci confidiamo, ci
aiutiamo nei momenti difficili. A questa apparente relazione normale
si devono, però, aggiungere alcuni piccoli particolari. Forse del
tutto ininfluenti per i più.
Non
siamo mai andati a cena insieme, non abbiamo mai fatto una
passeggiata affiancati. Non ci siamo mai guardati negli occhi, mai
abbracciati. Baciarsi, poi, non è nemmeno pensabile.
Questa
donna, infatti, non l'ho mai vista. Non perché non esista. Anzi, di
questo ne sono sicuro. Ciò che realmente m'impedisce d'incontrarla è
che lei è su ed invece io sono giù. E quando io sono
su lei è giù. Cioè, noi non c'incontriamo perché io mi
trovo ad un'altezza che non combacia mai con quella in cui si trova
lei.
Infatti
quando la chiamo o lei mi chiama al telefono, io le chiedo: Ada dove
sei? E lei mi dice: Su.
In quell'istante io alzo gli occhi al cielo e
sono sicuro che anche lei, in quello stesso istante, guarda in
basso.
Ma
niente da fare. Vediamo solo un piccolo puntino in lontananza e, se
prendo un cannocchiale potente, riesco a vedere anche una manina
lontana che mi fa ciao ciao.
La
cosa più strana è che io, come lei, riusciamo a vedere altra gente
che però, spesso, non è quella che c'interessa. State certi: Tutta
questa grande confusione di spazi non è una cattiveria. Le
disposizioni sono causali e questo ha i suoi pregi e i suoi difetti.
Per
esempio c'è un paese strano in cui parte degli abitanti sono su e
parte giù (per il sindaco
fanno a turno), lo stesso accade per intere famiglie, per
giocatori di briscola, per amanti, per padri e figli, madri e nonne.
Insomma, e vi prego di crederci, è come se si fosse su di un'enorme
parete, attaccati come dei quadri.
I
primi tempi, molti si meravigliavano di questa situazione, poi ,
come me e Ada, ci abbiamo fatto l'abitudine. Adesso, ci chiediamo
dove sei solo per un'assurda curiosità.
-Dove
sei ?
-
Giù! E io? Indovina?
-
Su
-
Ma ieri eri su!
-
Ma solo per un attimo te lo assicuro! E tu cosa facevi giù?
-
Niente mi sono svegliato qui!
Vi
devo fare un'ultima confessione.
Io e Ada, però, segretamente
nutriamo una speranza: vedendo l'andazzo che c'è in giro, siamo
quasi sicuri che, prima o poi, un errore del destino ci farà
incontrare.
©
2013 Gianfranco Brevetto