C'est en écrivant qu'on devient écriveron (Raymond Queneau)

C'est en écrivant qu'on devient écriveron (Raymond Queneau)
"C'est en écrivant qu'on devient écriveron" (Raymond Queneau)

giovedì 14 luglio 2011

[Diario di un Traduttore] NOMINA NUDA TENEMUS




Affidarsi al naso non paga, anzi devi proprio dubitare di quelli che apparentemente sembrano amici.
Questo è in parte valido nella vita, chi potrebbe dire che non è vero?
Dubitare è sintomo di prudenza. Anche se farlo eccessivamente lascia spazio a giudizi diversi e negativi (mi viene in mente la parola imbecille).
Joubert diceva che “solo cercando le parole si trovano i pensieri”, ma spesso le parole si somigliano e si somigliano anche tra lingue diverse, la somiglianza può portarti all’errore.
Parole che hanno origini comuni, in lingue diverse hanno finito con avere significati diversi.
Che meraviglia! Le parole non hanno un senso dovuto all’ortografia ma il senso glielo danno i popoli che le utilizzano.
La corrispondenza tra i pensieri e le parole non è così certa.
Tant’è vero che Bernardo da Morlay sosteneva: “la rosa originaria esiste solo nel nome” (De contemptu mundi).
Questo fatto m’interessa. Assai!


mercoledì 13 luglio 2011

[Diario di un Traduttore] LA LINGUA PERFETTA


Occorre che lo confessi subito: tradurre fa male! I vocabolari non bastano mai, la lingua, quella parlata, corre veloce. Poi non avrei dovuto leggere Eco. Lui mi aveva rovinato la festa prima ancora d’iniziarla. Sì, proprio rovinata, con quel suo distinguo tra il lavoro dell’interprete e quello del traduttore. Per il signor Eco “mentre l’interprete ascolta e traduce simultaneamente, il traduttore (sic! – e lo dico io- ) deve padroneggiare anche le lingue scritte.”
Mi aveva fregato, non avrei mai avuto il coraggio di scrivere nulla! Cosa voleva dire “padroneggiare”? Chi mi avrebbe dato la sicurezza di essere in grado di farlo?
Devo molto a Umberto Eco e, queste mie domande, non contengono nessuna forma d’ironia. Andai avanti e lessi oltre. “Molti intellettuali, letterati o linguisti, si sono cimentati nell’ardua questione della traducibilità del testo”- scrive ne La ricerca delle lingua perfetta (Laterza 1993) – (…) il dibattito sulla traduzione e sulla lingua perfetta e tutt’altro che concluso”.
Bene, potevo iniziare a tradurre! Ero in buona compagnia.


[Diario di un Traduttore] L'INIZIO





Esattamente non so come sia iniziato. Di certo è qualcosa che va al di là dell’aspetto puramente linguistico. Si tratta comunque di un lunghissimo viaggio, durato circa 35 anni, anno più anno meno. Il percorso che mi ha portato alla traduzione di un autore del calibro e della complessità di Emmanuel Bove non avrebbe potuto essere diverso.



Ammetterlo mi è difficile, ma alla fine l’evidenza prevale: il rapporto con la lingua, le terre, le persone, gli autori francofoni mi hanno profondamente condizionato, come hanno decisamente influito sul mio modo di pensare e di scrivere.



In questo blog cercherò di ripercorrere queste tappe, spesso citando autori e riferimenti che ritengo importanti, se possibile con il contributo ed il sostegno di chi avrà la pazienza leggermi.