C'est en écrivant qu'on devient écriveron (Raymond Queneau)

C'est en écrivant qu'on devient écriveron (Raymond Queneau)
"C'est en écrivant qu'on devient écriveron" (Raymond Queneau)

sabato 10 agosto 2013

Il cappello del turista




Quando sarò grande mi comprerò un cappello da turista sufficientemente ridicolo da poter girare tutto il mondo.
Sì, quando sarò grande ( e solo allora e non prima perché da grande tutto si può fare anche le cose proibite) farò il giro del mondo con questo cappello.
Girerò in senso antiorario perché così incontrerò di faccia tutti gli altri che vanno per il verso giusto. Ma loro non avranno più il cappello, lo avranno perso al primo soffio di vento. Anzi alcuni lo staranno ancora rincorrendo, curvi, pronti a pestarlo coi piedi per riacciuffarlo.
Sono sicuro che nell’attimo preciso in cui diventerò grande (perché vi è un preciso istante anche per quello) aprirò la porta ed andrò via. Contento di essere me stesso, sicuro di essere me stesso, perché da piccolo non lo ero o non mi ero ancora ritrovato ( ma questo non lo saprò mai di sicuro).
Dicevo che quando sarò grande, col mio cappello saluterò le persone con un gesto della mano, un gesto come se me lo volessi cavare di testa, ma senza mai farlo. Ma va bene così, perché così si fa.
Voglio però fare il giro seguendo la linea dell’equatore per godermi tutto il viaggio, perché è più lungo e nessuno mi potrà dire che ho barato. Girando come su di un mappamondo, penserò alle cose da fare. Alle cose bellissime e piene di libertà che si fanno quando si è grandi. Perché solo allora nessuno più ti obbliga a fare o ti sgrida per le cose fatte.
Un mondo meraviglioso quello dei grandi. E, quando finalmente ci sarò, non dovrò chiedere più nulla a nessuno, perché saprò fare e saprò insegnare. Da grande.
Camminerò soddisfatto con il cappello ridicolo che ho acquistato per l’occasione. Un cappello a falde piccole di finta paglia, contornato da un nastro blu. Un cappello perfetto per fare il turista in un mondo perfetto per i turisti. Un turista adulto dico, perché da piccoli si pensa ad altro (qualcuno direbbe fortunatamente) ed i cappelli ridicoli te li scelgono gli altri e non tu, che di cappelli ne faresti anche a meno. Anzi da piccoli non ti portano nemmeno in giro a fare il turista, perché tanto non ricorderesti nulla. Così dicono.
Ma da grande vedrò tutto con altri occhi. Quelli di un grande. Mi guarderò intorno e mi sentirò grande col mio cappello da grande. E forse, quando sarò grande, quel ridicolo cappello mi aiuterà a sentirmi meno solo, perché intorno a me vedrò poca gente. Forse nessuno.
Da grande sarò solo. E forse io non ci sarò nemmeno.
 
 
© 2013 Gianfranco Brevetto