C'est en écrivant qu'on devient écriveron (Raymond Queneau)

C'est en écrivant qu'on devient écriveron (Raymond Queneau)
"C'est en écrivant qu'on devient écriveron" (Raymond Queneau)

lunedì 19 settembre 2016

LO SPRITZ CHE A SPRATZ CI SPRUTZ LA VITA

Il mio amico Amedeo non sa resistere. Prima  di cena o di pranzo ,  vuole uno spritz. Perché? Non lo so!
Lo frequento abbastanza  e mi sono accorto che, i momenti in cui si abbandona allo lo spritz, sono tanti e variamente distribuiti durante il giorno. Lo spritz c’è  a metà mattinata, prima di pranzo, a metà pomeriggio, prima di cena, prima di coricarsi. Sembrerebbe, da quello che mi racconta Amedeo, che  con lo spritz si fanno delle pause. ad ogni pausa corrisponde uno spritz, ma non è detto che ad ogni spritz corrisponda un momento della giornata ben definito.  Comunque l’assunzione di spritz sembrerebbe, sempre secondo il racconto di Amedeo,  seguire alcune regole di ripartizione del tempo della giornata che, in questa prospettiva, diventerebbe più ordinata ed accettabile.
Una volta, con la scusa che tutti fanno la pausa dello spritz, mi sono fatto convincere dal mio amico a farla anche io. Per non essere da meno ma, soprattutto, per aver qualcosa da raccontare, un domani, ai miei nipoti. Insomma per poter loro dire: c’ero anche io.
Credevo, inoltre, che fosse giunto il momento di tralasciare i caffè e i cappuccini con i cuoricini e le faccine disegnare con la schiuma e dedicarmi a qualcosa di più serio ed esaltante.
Siamo quindi arrivati in centro città, dove gli aperitivi acquistano tutta la loro importanza. Il Bar, con una miriade di tavolini all’aperto si chiamava, tanto per restare inosservato, Gran Bar Excelsior. Ci siamo accertati che gli altri stessero lì per lo spesso motivo e ci siamo accomodati. Dimenticavo che, poco prima, eravamo passati da un sarto amico di Amedeo che ci aveva, in tutta fretta, adattati e prestati due vestiti da aperitivo.
In quel momento mi sono sentito un altro, diverso. Ero contornato da tutti quegli spritz con tante patatine, noccioline, pezzettini di pane con creme varie, olivette con e senza nocciolo, , rotolini di acciughe con dentro pezzettini di peperoni, ombrellini e rotelline di carta, fette e fettine di agrumi vari,  scorzette e  ciliegine. Stuzzicadenti, forchettine e forchettone, salviettine, bicchierini, bicchieroni colorati, cannucce, cucchiaini.
Insomma un mondo festoso e colorato. Attorniato da tutta quella bella gente, ho notato subito una signora sui quaranta che lasciava volutamente scoperta una spalla e ho  creduto che lo facesse per me. Pensavo che, quella dell’aperitivo,  fosse una sorta di pausa felice in un mondo sempre più degradato dalla corruzione e dalla violenza. Una beatitudine frizzante e variopinta. 
Ho persino, ma solo per un attimo, pensato di essere felice. Lo devo confessare, in quel tintinnio di bicchieri e fughe improbabili di olive bianche e nere, ho compreso finalmente l’importanza dello spritz.
Ho ringraziato Amedeo che mi aveva portato con lui in centro, al Gran Bar Excelsior. Ho lasciato di malavoglia  il tavolino cosparso di noccioline disperse e frammenti di patatine. Ci siamo dati appuntamento a domani, ma forse anche prima.
Che bello il mondo degli aperitivi! Non lo lascerò più. Lo prometto. Anzi credo che sarà la mia unica ragione di vivere. In mancanza d’altro.


©2016 Gianfranco Brevetto

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