C'est en écrivant qu'on devient écriveron (Raymond Queneau)

C'est en écrivant qu'on devient écriveron (Raymond Queneau)
"C'est en écrivant qu'on devient écriveron" (Raymond Queneau)

lunedì 12 settembre 2016

DUPLICATO SARA' LEI!


Sembra che uno dei più grandi imperativi dell’età contemporanea sia quello di coordinarsi. 
Non solo nei tempi, ma anche nei colori, nelle fantasie, nelle letture, ascolti, idee. Ma anche gli orari in cui fare sesso o andare al bagno. La scusa è quella dei bioritmi che, se utilizzati al meglio, danno il massimo risultato. Chissà!
Mio zio Nicola aveva scelto di vivere per conto suo, con pochi contatti con gli altri e limitandosi ad ammirare i concittadini  affacciato al terrazzo o alla finestra di casa. Aveva la fortuna di abitare al centro di una grande città e poteva vedere tanta umanità sfilare sotto i suoi occhi.
Pochi amici e pochi parenti, non si era mai sposato. Non aveva mai avuto fidanzate. Non aveva mai lavorato, potendo contare su di una discreta rendita. Poche volte era partito per le vacanze, diceva che a casa sua stava meglio di qualsiasi altra parte.
Fin qui tutto noiosamente normale se non fosse che, a zio Nicola, dava fastidio qualsiasi cosa doppia, simile, rassomigliante, che ricordasse anche lontanamente qualcos'altro.
Aveva così deciso di modificare il suo nome in zioNicola (una sola parola) per evitare di confondersi con altri zii. Non possedeva oggetti che fossero identici o doppi: usava un mono ciclo per spostarsi, le posate erano pezzi unici come  i piatti,  il tavolo della sala aveva solo una gamba poi era accostato al muro, comprava una bottiglia di acqua alla volta, non usava mai lo stesso vocabolo quando parlava o scriveva.
Odiava i gemelli, i calzini, gli occhiali e i pantaloni. Come le paia di scarpe, le dita della mani e dei piedi.
Questa idiosincrasia era nei confronti  dell’uguale, delle cose coordinate e coordinabili, delle immagini doppie o speculari.
Per lui, tutte le cose e le persone avevano un senso solo se uniche. Per questo i suoi vestiti, quei pochi che aveva, li ordinava direttamente da un sarto su modelli esclusivi, la carrozzeria ed il motore dell’auto erano personalizzate e protette da copyright. I mobili di casa erano anch'essi fabbricati da artigiani su progetti tenuti in gran segreto.
Guai agli specchi! Avevano il difetto di duplicare e riflettere. Non festeggiava il compleanno per evitare di mischiarsi con tutti quelli che nel mondo erano nati nel suo stesso giorno.
Insomma Zionicola (guai a scriverlo due volte nello stesso modo) era fatto così. E come non dargli torto. Ci teneva a vivere nell'unicità, come unico lui pretendeva di essere.
ZiOnIcOlA era veramente originale, e aveva fatto dell’originalità il suo unico modo di vivere, ma di questa sua idea non ne parlava mai in pubblico: aveva paura di essere copiato.
Ma alla fine, tutto questo lavoro valse a poco. E sapete bene dove voglio arrivare. Questa sua opinabile, quanto rivoluzionaria e utopistica,  idea crollo proprio nel giorno della sua morte. Ma non fu come  immaginate. 
ZIOnicola aveva, infatti,  programmato e disposto, su questa terra,  in modo da non venire meno alle sue convinzioni.
Ma non aveva previsto l’aldilà. Qui, ZioNIcoLA,  oramai liberato dal suo unico corpo mortale è beandosi nella leggerezza della sua anima immortale, s’imbatté in quell'essenza alla quale mai aveva pensato nella pesantezza della materia: la sua unica ed insostituibile anima gemella.


© 2016 Gianfranco Brevetto















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